La selezionata compagine degli invitati, non presentava nessuna defezione. Anche quelle sera il numero dei cappelletti, delle braciole di castrato e delle bottiglie vuote sembrava inverosimile. Il peso degli anni rallentava il processo digestivo e anche l’estrazione dei file di memoria diventava complesso. Tutti i componenti del prestigioso sodalizio avevano frequentato in gioventù bar e circoli ricreativi, anzi forse trascorrevano più ore in questi posti che a casa loro.
Tanti anni fa nella città del sale, come negli altri paesi italiani, esistevano tantissimi bar e circoli ricreativi dove si ritrovavano i padri, i figli e anche i nonni. Molti di questi ritrovi erano annessi alle sezioni dei diversi partiti, anzi erano uno spazio aperto a tutti, con lo scopo di fidelizzare nuovi associati e ogni formazione politica aveva il proprio bar e i propri aficionados che si aggiungevano ai vari bar sport, ai circoli cittadini e ai dopolavoro.
“Ve la ricordate la storia di quella porta del bar, non si è mai saputo niente.” disse il tesoriere del club gastronomico. “Ho sentito di questa storia” disse il gran cerimoniere e iniziò a raccontare che in un circolo di un paese della Romagna, alcuni bravi ragazzi segnavano le consumazioni al bar e spesso al momento del pagamento del conto nascevano contestazioni con il barista sui totali. Alcuni di loro, come rappresaglia per i conti troppo alti, pensarono di murare la porta del bar. Si procurarono i mattoni e il cemento, e una notte, murarono l’ingresso. Da quella porta si accedeva anche alla sede di un partito politico dove era usanza che una stanza fosse adibita come camera ardente per un ultimo saluto ai vecchi iscritti, atei e mangiapreti.
Il destino beffardo volle che proprio quella notte, un fedelissimo aspettava di percorrere la sua ultima tappa mentre in contemporanea si consumava la vendetta con la costruzione del muro in sfregio al povero barista. Al mattino presto i familiari trovarono l’ingresso murato e le urla e le imprecazioni fecero subito il giro della città.
I cittadini non facevano che commentare l’accaduto. Arrivarono i carabinieri e un nucleo della digos per le indagini. I segretari dei partiti politici espressero la loro solidarietà pensando all’attentato politico, al gravissimo atto antidemocratico volto a minare le basi civili e democratiche di quel paese. Il commando clandestino si dissolse dalla paura.
“Successe a Ravenna quando andavano a scuola?” chiese uno dei soci,” Ma no, credo a Russi” disse un altro. Ad essere proprio sinceri, io avevo sentito che fosse accaduto a Meldola.